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UBOLDO – “Perchè 250 filiali di Banca Bpm non riaprono benchè il lockdown per l’emergenza coronavirus sia da tempo finita?” Questo il quesito nel comunicato unitario sindacale firmato da Sergio Marianacci della Fisac-Cgil Banco Bpm di Legnano; Lorenzo Amoruso della Fisac-Cgil Banco Bpm di Saronno; e Luca Roffredi della Fisac-Cgil Banco Bpm di Varese, che sottolineano “l’attuale situazione di mancata riapertura filiali, in special modo nei territori del Ticino-Olona e Varese, realtà come Arconate, Robecchetto con Induno, Santo Stefano Ticino, Rescaldina (filiale A), Robecco sul Naviglio, Nerviano, Vanzaghello, Uboldo, Gorla Maggiore, Tradate, Varese-Bizzozero, Varese-Bobbiate, Sumirago e altri ancora… a distanza di quasi 2 mesi dalla fine del lockdown in questi comuni, nonostante le istanze pervenute da clienti, cittadini, e sindaci non vi è ancora certezza in relazione al futuro delle suddette agenzie“.

Ecco integralmente il comunicato sindacale:

A distanza di quasi 2 mesi dalla fine del lockdown, mentre tutte le produzioni sono ripartite e la gran parte della concorrenza ha ripreso a pieno l’ attività, Banco Bpm non riapre circa 250 filiali sul territorio nazionale, chiuse apparentemente per l’emergenza covid. Questa situazione sta determinando una forte concentrazione di personale e clientela nelle filiali aperte limitrofe a quelle chiuse, accresciuto rischio contagio, carichi di lavoro insostenibili, disservizi e conseguenti forti tensioni con la clientela, che sono già purtroppo sfociate in aggressioni verbali, fisiche e danneggiamenti al patrimonio.

Numerosissime le istanze pervenute da singoli clienti, associazioni, istituzioni locali che chiedono la riapertura delle filiali del proprio territorio. La forte concentrazione degli sportelli chiusi in territori poco colpiti dal virus, la presenza di numerose filiali con grandi spazi interni, la comune piccola dimensione commerciale degli sportelli, ci fanno però pensare che queste chiusure poco o nulla abbiano a che fare con la tutela della salute di personale e clientela. Nessun impegno alla completa riapertura da parte dell’ Azienda se non per fine anno, una prospettiva commerciale davvero poco credibile. Tutto questo mentre l’ Ad Castagna dichiara che il Piano industriale presentato a marzo è di fatto sospeso e che le filiali in chiusura saranno di più delle 200 precedentemente dichiarate. Quello che possiamo leggere nelle scelte di Banco Bpm e dalle dichiarazioni stampa è soltanto una pervicace ricerca della riduzione dei costi, un progressivo abbandono del modello di banca del territorio verso un modello più automatizzato di servizio a distanza, senza peraltro vedere traccia di adeguati investimenti tecnologici. La prospettiva occupazionale e di sostegno alle economie locali del terzo gruppo bancario nazionale ne uscirebbe fortemente compromessa.

Per questo le organizzazioni sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Banco Bpm chiedono con forza l’immediata e totale riapertura di tutti gli sportelli, sostengono tutte le istanze di clienti e istituzioni per mettersi totalmente al servizio del paese, impegnando tutte le capacità produttive e commerciali, senza lasciare indietro nessuno, a partire dai territori più svantaggiati, soprattutto in questo momento di particolare bisogno di credito di imprese e privati.

(foto archivio: una filiale Bpm nella zona)

27062020

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