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MILANO – “Leggendo i titoli di giornale che si stanno susseguendo in queste ore in riferimento alle mie parole di ieri sera a Quarta Repubblica, ci tengo a precisare che non ho intenzione di abbandonare il coordinamento della campagna vaccinale in Lombardia, semplicemente non sarò più fisicamente 7 giorni su 7 in Lombardia. E comunque non nell’immediato. La macchina è efficiente e ben avviata, la mia presenza non è fondamentale come nella fase di coordinamento iniziale. Raggiungeremo quota 100 mila inoculazioni quotidiane entro fine mese e non avremo problemi ad assestarci poi sulla quota base di 85 mila indicata dal commissario nazionale, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Continuerò a seguire i briefing quotidiani e ad essere presente ogni qual volta sarà necessario. Fino a quando tutti i lombardi non saranno stati vaccinati”. Questo il chiarimento fornito tramite Facebook da Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia.

A non apprezzare il lavoro sin qui fatto dal coordinatore è il gruppo regionale del Pd. “Bertolaso torna a Roma. In Lombardia ha legato il suo nome a un’evidente inefficienza della prima fase della campagna vaccinale, quella dedicata agli ultraottantenni, che portava il timbro di Bertolaso e della vicepresidente regionale Letizia Moratti ed è stata fallimentare. Si è svoltato solo quando è arrivato il generale Francesco Figliuolo e la Regione Lombardia si è adeguata in tutto e per tutto alle indicazioni nazionali. Ora vedremo a quali ruoli Bertolaso sarà chiamato, di certo non sarà ricordato come il salvatore della Lombardia per quello che ha fatto sulla campagna vaccinale”. Lo dichiara il consigliere regionale del varesotto, Samuele Astuti del Pd.

(foto archivio: il coordinatore della campagna vaccinale in Lombardia, Guido Bertolaso)

27042021

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