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TRADATE – No, non è passato nessun bombardiere sui campi di Vedano Olona. Ma a vedere in che condizioni versano i prati di Oliviero Sartori limitrofi al bosco di brughiera, sembra esattamente il contrario: un campo di battaglia dove i ciuffi d’erba verde sono sovrastati dall’immagine desolante della terra e smossa rivoltata da incursori a quattrozampe. Sono infatti i cinghiali ad essere causa prima delle notti insonni degli agricoltori di qui, che negli ultimi quattro-cinque anni hanno assistito alla crescita esponenziale di un problema ormai fuori controllo. Sartori è tra i più colpiti ma non è il solo. Cammina sui suoi prati distrutti, “che fino a un paio d’anni fa erano bellissimi e regolari come un tavolo da biliardo: abbiamo dedicato anni di lavoro e di spese a renderli così, a curarli, a livellarli. Ora è andato tutto sprecato”.

I cinghiali sono arrivati nei campi di Sartori nell’ultimo quinquennio a ripetizione: “Passi la prima incursione. Abbiamo ripristinato tutto e sono tornati, e ancora, e ancora. Fino ad arrivare all’oggi e alle devastazioni che sono diventate quotidiane. E oggi questi selvatici non hanno più paura di nulla”.
Ai danni diretti nel campo si aggiungono le distruzioni collaterali, ad esempio la distruzione dei teli di deposito del trinciato, “devastati per due volte. Ci consigliano le recinzioni elettriche, ma è impossibile cintare tutti i prati. E, anche se fosse, chi paga? Si tratta di interventi che imprese come le nostre non possono certamente sostenere”. Ma non solo: il latte della stalla di Sartori, come egli stesso spiega, “è destinato a produrre Grana Padano e altri formaggi Dop, quindi deve essere di alta qualità: garantire una corretta alimentazione del bestiame, utilizzando in primis l’erba dei nostri prati è importantissimo. E, invece, una grande quantità risulta inutilizzabile”. E’ quindi impossibile una convivenza con un problema che, di giorno in giorno, nella terra prealpina e insubre aggiorna un bollettino danni sempre più grave, dai prati smossi ai covoni di fieno resi inservibili, all’erba rimasta che in molti casi risulta impossibile da mietere e portare in stalla perché rovinata dalle deiezioni dei selvatici.
“Il problema è purtroppo comune all’intero territorio della nostra provincia: evidenziamo ancora una volta la preoccupazione e l’indignazione delle imprese agricole – commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – facendoci portavoce delle loro istanze e soprattutto chiedendo fatti concreti: di parole, in questi anni, ne abbiamo sentite anche troppe. Siamo di fronte a una situazione gravissima che ci impone di mantenere un’allerta continua. La situazione è grave e ci impone di mantenere un’allerta continua. La preoccupazione è ancor più marcata in questo periodo, in cui la peste suina si è riaffacciata in Europa: il timore è che questi animali possano portare il morbo fin qui… quindi è ancor più necessario risolvere presto questa situazione ormai oltre i limiti, e non accorgersi del problema quando è troppo tardi per porvi rimedio! Continueremo a monitorare la situazione, servono interventi subito, perché già oggi gli ungulati sono tornati nei campi, e a danno si somma danno. Invitiamo con forza le imprese a denunciare ogni incursione subita, e con essi i cittadini: ormai i selvatici invadono orti e giardini e, in ampie aree del Varesotto, le devastazioni sono ormai a ridosso dalle case e dagli orti. E’ una situazione inammissibile, noi non abbassiamo certamente la guardia”.

11022020

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