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Il mondo è pieno di casinò affascinanti e belli, che hanno fatto la storia di determinate città, le quali hanno visto nei decenni la presenza di attori, politici, cantanti e vip in cerca di una serata di divertimento. E in Italia non sono mai mancati esempi importanti di luoghi di aggregazione ludica, tra i più importanti al mondo. Casinò che comprendono non solo la parte del gioco puro, con le loro roulette, il poker, il blackjack o le slot machine ma hanno anche spa di lusso, percorsi benessere, e ancora locali, night, ristoranti e sale concerti. Per quanto riguarda la “movida” l’Italia non ha nulla da invidiare rispetto alle città di altri paesi, questo lo sappiamo. Ed ecco perché in Italia c’è stato per decenni il successo di grandi Casinò come quello di Venezia, di Saint Vincent, di Genova e soprattutto Campione d’Italia, il casinò che più di tutti ha avuto un’esistenza tribolata e non semplice, con tanti anni di grande successo e gli ultimi due decenni tra fallimenti e ripartenze che hanno inciso, e non poco, sulla vita della cittadinanza. Specialmente dopo il fallimento, gli abitanti della zona del Comasco hanno dovuto appellarsi soprattutto alle sale virtuali, che provano a riproporre l’atmosfera dei casinó fisici con il plus di mettere a disposizione degli utenti alcune agevolazioni, come il bonus 5 euro senza deposito, di cui trovi una recensione in questa pagina, o di altri importi. Ora la situazione è tornata alla normalità, ma proviamo a ripercorrere insieme le diverse tappe della storia del Casinó Campione d’Italia.

<h2>Nascita e prima chiusura

Fino al 1917 la cittadina di Campione era solo un piccolo paese di pescatori tra le Alpi svizzere, senza grandi pretese né sogni di industrializzazione, oggi exclave italiano in Svizzera. Tra montagna e lago, i cittadini pensavano solo a condurre una vita semplice e tranquilla nella pace dei monti. Ma con il parallelo sviluppo economico di Lugano e la prima Guerra  Mondiale in corso, il paesino sembrava ideale per investire ed essere luogo di scambio di informazioni riservate e attività di spionaggio. E così l’architetto Amerigo Marazzi ideò la struttura con l’aiuto, per le decorazioni interne, di Girolamo Romeo. Il fatto che l’attività del casinò durò solo fino alla fine della guerra va proprio a supporto della tesi che fosse principalmente un luogo di scambio di informazioni di guerra. E infatti il 19 luglio 1919, il Casinò chiuse i battenti.

<h2>Seconda riapertura fino agli anni 2000

Ma il 2 marzo 1933 il casinò riaprì. Secondo il governo Mussolini, quel luogo era ancora strategico tanto per la raccolta di valuta pregiata, come lo erano i franchi svizzeri, ma anche per riprendere l’attività di spionaggio. Ma già nel ’35 si decise di chiudere di nuovo il casinò perché si temeva che i dissidenti della Lombardia utilizzassero la scusa di andare a giocare nella sala per poi realmente fuggire in Svizzera. La riapertura definitiva arrivò poi nel 1946 e sembrava che il casinò potesse avere finalmente un futuro radioso. Ma questa volta furono gli svizzeri ad essere scettici e a mettersi di traverso. Il loro timore, negli anni post conflitto mondiale, era quello che qualcuno potesse mettere in atto importanti fughe di capitali. Per questo bloccarono il confine limitando l’accesso alla città a sole poche ore al giorno. Dopo giorni tesi si arrivò a un trattato tra i due stati per sbloccare la situazione. E finalmente il casinò decollò. Soprattutto negli anni ’50 e ’60 quando il boom economico portava la Milano bene a mettersi in macchina la sera e, in un’oretta, a raggiungere i tavoli verdi di Campione. Nel corso dei decenni sono passati tutti i vip più importanti da qui: attori, cantanti, starlette, dive dello spettacolo, artisti di fama mondiale e naturalmente gran parte della borghesia milanese, bergamasca e bresciana. Una belle époque che è durata fino alla grande crisi del 2007 che piano piano, negli anni, ha fatto scemare sempre più il numero di visitatori e conseguentemente il giro d’affari del casinò e un potenziale fallimento che si avvicinava inesorabile, praticamente inevitabile.

<h2>Il fallimento del 2018 e la definitiva rinascita

E così l’agonia si è trascinata fino a luglio del 2018, quando la situazione debitoria del Casinò e quindi, del Comune stesso, ha dovuto far intervenire il Tribunale, che ha deciso per la sua chiusura per bancarotta. Un impatto pesante sui cittadini, sui dipendenti della struttura e del Comune, ma anche su albergatori e ristoratori della città, oltre che per i tanti visitatori fedelissimi di Campione. Quello che si deve pensare è che il Casinò di Campione era l’economia stessa di Campione: quando chiuse lo stabilimento di gioco persero il lavoro, o comunque gran parte di esso, circa 600 persone con conseguenze sulle famiglie, per un impatto negativo su circa 2000 persone, ovvero l’intera popolazione della città. Ma l’impegno del governo e nuovi investitori hanno fatto sì che a gennaio del 2022 il casinò venisse riaperto con la speranza da parte di tutti i dipendenti e gli appassionati che ritorni al suo vecchio splendore. Ad oggi, la sala dell’exclave italiano fa registrare numeri da record, con oltre 42 milioni di euro, cifra mai raggiunta nella sua storia. Dati che fanno ben sperare, specialmente guardando al futuro, in cui Campione d’Italia potrebbe tornare punto di riferimento non solo per i giocatori del nostro Paese, ma anche di tutta Europa.

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