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SARONNO – TURATE – In vista della mobilitazione di sabato 15 aprile in difesa dell’ospedale di Saronno e della sanità pubblica, Leonardo Calzeroni ha deciso di condividere con ilSaronno l’intervento che, come consigliere comunale, ha pubblicata sull’ultimo numero del periodico del Comune di Turate, nel quale evidenzia l’importanza del ruolo istituzionale e politico dei sindaci e dei comuni in difesa della salute dei cittadini.

Ecco il testo integrale

A distanza di tre anni dall’irruzione del Covid 19 nella nostra vita quotidiana, rimangono vive nella memoria le immagini drammatiche dell’emergenza sanitaria ed oggi appare lecito domandarsi se da quei giorni qualcosa è cambiato concretamente in meglio nella sanità italiana, affinché non si ripetano, in futuro, le criticità emerse durante la pandemia.
La risposta a questa domanda sta nei numeri. Le previsioni parlano di una riduzione nel 2024 dell’incidenza del finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale al 6,2% del Prodotto Interno Lordo, rispetto al 7,3% del 2020 (56° Rapporto Censis), di una diminuzione, nel periodo 2008-2020, dal 19,1% al 17,3%, del rapporto medici/abitanti ogni 10.000 residenti e dal 46,9% a 44,4% di quello degli infermieri, oltre che di un massiccio pensionamento delle figure sanitarie nel quinquennio 2022-2027, in particolare tra i medici di famiglia (dei 41.707 medici di famiglia, saranno ben 11.865 ad andare in pensione, pari a circa 2.373 l’anno).
In compenso, la spesa sostenuta dalle famiglie per la salute è salita dai 34,8 miliardi del 2019 ai 37 miliardi del 2021 (fonte Ministero dell’Economia e delle Finanze) e, parallelamente, è cresciuto il mercato delle assicurazioni sanitarie, di cui oggi beneficia circa il 25% della popolazione iscritta a fondi assicurativi e casse di assistenza. Significativo, tuttavia, anche l’aumento del divario sociale: dal 2019 al 2021 sono passati da 3,9 milioni a 5,6 milioni i cittadini che, non potendosi permettere di pagare le prestazioni sanitarie, sono costretti a rinunciare alle cure (fonte, inchiesta La Stampa). Soprattutto pensionati, famiglie a basso reddito e cittadini over 65 esclusi dalle polizze assicurative.
La crisi oggettiva in cui versa oggi il Servizio Sanitario Nazionale non rende pertanto credibili le riforme annunciate dalla politica., come quella sanitaria approvata da Regione Lombardia un anno fa (la legge regionale 14 dicembre 2021 n. 22, di cui si è parlato sullo scorso numero del giornale comunale), che sulla carta prevede la creazione di nuove strutture e presìdi territoriali, come le Case e gli Ospedali di Comunità, mentre nella realtà si registra un progressivo smantellamento della sanità pubblica: carenza di medici di base, organici ridotti negli ospedali e pronto soccorso, mancanza di figure specialistiche, come gli anestesisti, essenziali per far funzionare le sale operatorie.
Esemplificativa di quanto descritto è la situazione in cui versa l’ospedale di Saronno.
Una crisi iniziata ben prima del Covid 19, in buona parte dovuta a scelte politiche che hanno comportato il congelamento dei finanziamenti e la riduzione dei reparti ed il taglio dei posti letto, passati dai 300 degli anni migliori agli attuali 150. Anche il punto nascite, chiuso temporaneamente l’estate prima dell’inizio della pandemia, non è più stato riaperto, con il risultato che da tre anni nessun bambino nasce più a Saronno.
In sofferenza, poi, ci sono i padiglioni chirurgici multidisciplinari con 26 posti letto per 5 specialità, la rianimazione ed il pronto soccorso, che ha soltanto 3 medici in organico ed il cui funzionamento dipende, ormai, dall’apporto di medici esterni cosiddetti “gettonisti”, perché pagati a giornata e prestazione.
Pur non essendo la sanità una competenza amministrativa diretta dei Comuni, la pandemia ha fatto riscoprire agli enti locali il ruolo centrale dei Sindaci, quali autorità sanitarie di prossimità, nella tutela della salute pubblica e nella governance dei sistemi sanitari e sociali.
Ne parliamo sul giornale comunale perché crediamo che, di fronte ai tagli della sanità pubblica ed alle sue inefficienze e carenze, i Comuni ed i Sindaci debbano farsi interpreti, presso le istituzioni regionali e statali, delle fondate preoccupazioni delle proprie comunità ed adoperarsi per salvaguardare i servizi della medicina territoriale e dei presidi ospedalieri.


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