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GERENZANO – Anche a Gerenzano è stata celebrata nei giorni scorsi la Festa dell’unità d’Italia e delle forze armate. Evento promosso dal Comune, con la presenza e collaborazione dei carabinieri del comando di Cislago, del parroco don Nando Sarcinella, del comandante della polizia locale Andrea Medaglia, della Protezione civile comunale, Volontari civici, najorettes e Corpo musicale Santa Cecilia, i responsabili scolastici, ed i ragazzi che hanno portato le corone e la bandiera dei “Combattenti e reduci” e i tanti cittadini presenti: grazie a tutti.

Questo il discorso del sindaco Stefania Castagnoli letto durante le celebrazioni:

“Un caloroso saluto a tutti i cittadini, alle associazioni e alle autorità civili, militari e religiose oggi presenti a questa cerimonia. Il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, e sua moglie vennero assassinati a Sarajevo da uno studente bosniaco. Si creava così il pretesto per dar fuoco alle polveri in un’Europa di inizio secolo, dove l’aria era ormai tesa da anni e in cui regnava un militarismo imperialistico che si manifestava sia con la propensione a regolare con le armi i conflitti di interesse, sia con una politica di riarmo di un’ampiezza mai vista al mondo.

La prima guerra mondiale fu un conflitto cruento, dove comparvero per la prima volta la guerra di trincea e l’utilizzo dei carri armati. Migliaia di giovani, mal equipaggiati e mal nutriti, vennero mandati al fronte a combattere, spesso imbottiti di alcool per diminuire la paura ed aumentare la violenza contro il nemico. Nel 1914 si metteva in moto un tritacarne che avrebbe portato a istituire coscrizioni obbligatorie, plotoni di esecuzione e mobilitare riservisti. Germania, Austria, Inghilterra, Francia, Russia, Italia, seguiti poi da Romania, Cina, Giappone, Stati Uniti e Turchia si gettarono in un conflitto mondiale, spesso per cercare di annettersi territori dello schieramento opposto. Dopo più di 100 anni siamo ancora al punto di partenza. Dal 24 febbraio 2022 abbiamo ancora una guerra nel continente europeo. Passano gli anni ma lo schema si ripete nello stesso modo. Parole che credevamo essere state finalmente eliminate dal vocabolario della lingua italiana sono ritornate di moda: annessione, aggressione, militarismo, imperialismo, riarmo, operazione speciale, che ricorda la spedizione punitiva del 1916 degli austriaci contro l’esercito italiano. I bambini, i giovani e tutti noi ogni giorno sentiamo termini come riservisti, coscrizione obbligatoria e plotone d’esecuzione. Credevamo di averli eliminati per sempre e invece, purtroppo, non è così. Sono tornate le trincee, le fosse comuni e persino si paventa l’utilizzo di armi nucleari. Come Comune di Gerenzano, in collaborazione con Pro loco, Caritas, Prociv e Casa di Marta, la scorsa primavera abbiamo promosso una raccolta straordinaria di beni e generi alimentari per ribadire la solidarietà al popolo ucraino, ingiustamente vittima di un’aggressione scellerata. Abbiamo anche subito esposto alla finestra dell’ufficio del sindaco la bandiera della Pace, perché questo deve essere l’obiettivo per fermare questa nuova inutile strage, così venne definita la Prima guerra mondiale, dal pontefice di allora, Benedetto XV. Anche la Prima guerra mondiale doveva essere un conflitto lampo, veloce e indolore. In realtà durò più di 4 anni, causando 8 milioni 538 mila e 315 morti, di cui 650.000 italiani. Le guerre partono sempre così, in sordina per poi diventare incontrollabili e a rimetterci sono sempre i più deboli: bambini, anziani, donne e persone inermi. Il 2 aprile del 1917 il Presidente americano Wilson dichiarava: “E’ una cosa terribile condurre questo grande popolo pacifico in una guerra che è la più spaventosa e cruenta di tutte le guerre, ma, il diritto è più prezioso della pace e combatteremo per i valori che sono stati sempre i più cari ai nostri cuori: per la democrazia e per coloro che, piegati dall’autoritarismo, devono far sentire la propria voce”. Parole quanto mai attuali e che sentiamo ogni giorno, anche oggi. Parole condivisibili che però non possono essere una scusa per non cercare la pace ad ogni costo, come continuamente ribadisce Papa Francesco. Bisogna fare uno sforzo per arrivare ad una tregua e aprire una trattativa, perché diversamente anche questo conflitto durerà anni. L’articolo 11 della nostra Costituzione italiana ci rimanda un messaggio forte e chiaro: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ripudiare la guerra vuol dire vincere l’egoismo umano, sempre pronto a dichiarare nuovi conflitti per smania di potenza, combattere l’ignoranza e il disimpegno civico. La conquista della libertà e della pace non sono state acquisite una volta per tutte ma sono, invece, conquiste che si consolidano ogni giorno, nelle nostre famiglie, sui posti di lavoro, nei luoghi della politica, ovunque si costruisce amore per la vita, per la democrazia, rispetto per tutti, aiuto per i più bisognosi. Tutti quindi dobbiamo impegnarci, perché il nostro paese ha bisogno di ciascuno di noi e tutti abbiamo la responsabilità di costruire un mondo di pace.

Il 13 giugno 2022 ho avuto l’onore di essere eletta prima donna Sindaco di Gerenzano. Il 25 settembre anche il popolo italiano ha deciso di eleggere per la prima volta un Presidente del Consiglio donna. Faccio i miei auguri di buon lavoro al Presidente Giorgia Meloni e mi auguro che metta in campo tutte le energie possibili per coinvolgere i suoi colleghi europei e la comunità internazionale verso una rapida conclusione del conflitto in corso. Oggi celebriamo il 4 novembre, Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate in ricordo dei caduti di tutte le guerre e ricordiamo, con profonda gratitudine e riconoscenza, chi ha combattuto e si è sacrificato per la nostra Patria. Nel nostro paese Gerenzano è perennemente presente il ricordo di quei tragici eventi: via San Gabriele del Carso, via Trento, via Isonzo, via Battisti, via Monte Grappa, via IV Novembre sono tutti omaggi a luoghi dove il popolo e l’esercito italiano diedero ampia prova di coraggio e amore per la nostra cara Italia. Oggi rendiamo onore anche alle Forze armate: Esercito, Aeronautica, polizia e carabinieri. Donne e uomini messaggeri dei valori della nostra Costituzione, protagonisti in prima linea di azioni di difesa dei diritti umani e di sicurezza in un mondo stravolto da profondi cambiamenti che, è bene ricordarlo, occorre governare con la forza delle idee, non con i soprusi e le violenze. A nome di tutti i gerenzanesi ringrazio personalmente le stazioni dei carabinieri di Cislago e Saronno, che con le poche risorse che hanno a disposizione, riescono a fare cose straordinarie per presidiare il nostro territorio svolgendo un compito ineguagliabile per la nostra sicurezza. Concludo il mio intervento con due argomenti che mi stanno particolarmente a cuore. Siamo qui perché anche oggi, se così si può dire, siamo in guerra: una guerra che viviamo tutti i giorni per combattere una crisi economica senza precedenti, sempre più grave e pesante, che ci tocca tutti da vicino. La pandemia negli ultimi due anni ci ha insegnato che la solidarietà interna, e ancor più quella europea, il sostegno a chi si trova nel maggiore bisogno, gli interventi volti a curare le ferite sociali sono fattori di resilienza essenziali per la ripartenza, per la tenuta delle istituzioni democratiche e per l’equilibrio degli stessi mercati economici. Quindi auspico interventi indispensabili da parte del Governo, attraverso una necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale, per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. In ultimo, è bene che ci rendiamo conto che tutti noi, nessuno escluso, tutta l’umanità è coinvolta anche in una guerra che non si combatte con armi o altro, ma è una guerra per qualcosa. Stiamo combattendo una guerra cruciale per salvare il nostro pianeta. Ognuno di noi con comportamenti responsabili si deve impegnare per aiutare la terra non a sopravvivere, ma a vivere. Lo dobbiamo ai nostri figli e alle giovani generazioni, che sono molto attente a questo tema. Abbiamo poco tempo e dobbiamo fare in fretta per evitare di lasciare in eredità un mondo dove si potrebbero verificare delle tragedie immani dovute al cambiamento climatico.

Ringrazio tutti voi cittadini, le autorità civili, militari e religiose e i rappresentanti delle associazioni, che impreziosiscono la nostra comunità, per la sentita partecipazione a questa commemorazione. Viva l’Italia unita, democratica e le sue forze armate, strumento di pacificazione!

(foto: un momento delle celebrazioni)

11112022

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