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VENEGONO SUPERIORE – Anche a Venegono Superiore lo scorso fine settimana è stato celebrato il 4 novembre, Festa dell’unità d’Italia e delle forze armate. Questo il discorso del sindaco Walter Fabiano Lorenzin.

“IV Novembre” è la data che segna, oltre che la fine del primo conflitto mondiale, il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate, che come di consueto noi commemoriamo e onoriamo al monumento dedicato ai caduti della Grande guerra.

Questo monumento è un monito permanente alla follia della guerra. In questo giardino delle rimembranze, in corrispondenza di ogni albero, è posta una targa, ognuna recante il nome di un giovane, partito dal nostro paese, che ha perso la propria vita affrontando il nemico nella prima guerra mondiale; una targa in particolare è intitolata al milite ignoto, questo per rendere omaggio e riconoscenza all’eroismo invisibile dei tanti militari che hanno sacrificato la loro vita per noi.

Celebrare il giorno dell’Unità Nazionale nella data del “IV Novembre” significa celebrare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale e, con essa il completamento del percorso di riunificazione risorgimentale, ovvero la conquista dell’unità da parte della nazione italiana.

Però, se da un lato, la retorica ufficiale presentava la grande guerra come la nostra quarta guerra d’indipendenza, la cui matrice veniva individuata nell’irredentismo, ovvero quel movimento d’opinione, espressione dell’aspirazione italiana a perfezionare territorialmente la propria unità nazionale, liberando le terre soggette al dominio straniero, dall’altro lato, invece, la moderna storiografia tende ad accantonare la definizione di quarta guerra di indipendenza, perché definizione riduttiva di quanto effettivamente ha significato la prima guerra mondiale per l’Italia, non potendola relegare al ruolo di una mera guerra risorgimentale.

In realtà la prima guerra mondiale non è una guerra risorgimentale perché non lo è nei temi, infatti, accanto al compimento dell’unità nazionale (e ricordo che terre irredente per antonomasia erano considerate le sole province di Trento e Trieste, territori italiani rimasti all’Austria dopo la terza guerra d’indipendenza), era viva l’idea dell’espansionismo italiano oltre il Mare Adriatico, si pensi alle richieste italiane alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919 di annessione di Istria e Dalmazia, così come era viva l’idea della parificazione dell’Italia con le altre grandi potenze europee, quali Francia e Inghilterra, si pensi alla richiesta di egemonia sul Mar Mediterraneo (il Mare Nostrum) o all’aspirazione di diventare un impero coloniale sul continente africano.

In questo clima politico-sociale, Gabriele D’Annunzio coniò l’espressione “vittoria mutilata” per denunciare la mancanza di tutti i compensi territoriali che si riteneva spettassero all’Italia dopo la prima guerra mondiale. La “vittoria mutilata” fu un autentico mito politico, capace di catalizzare l’immaginario di parte della società, ponendo le basi culturali e ideologiche che portarono all’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.

Celebrare il giorno dell’Unità Nazionale nella data del “IV Novembre” non significa quindi solamente ricordare la rivincita della umiliante disfatta di Caporetto, non significa neppure ricordare la sola Battaglia di Vittorio Veneto, argine ultimo all’avanzata del nemico sul suolo patrio, o ricordare la vittoria dell’Italia e la resistenza e la tenacia del suo popolo, ma significa pure invitare ad una riflessione sull’intero conflitto, con il pensiero alle generazioni di giovani e meno giovani che uscirono devastate se non addirittura annientate dalla guerra.

La lezione che ci insegna la fine della Grande Guerra, per usare le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è quella di “evitare di considerare la pace un semplice intervallo utile a preparare la guerra successiva”, occorre evitare di passare dalla guerra alla guerra, e bisogna invece raggiungere il traguardo di passare dalla guerra alla pace autentica, perché “ogni guerra è una sconfitta” per fare nostre anche le più recenti parole di Papa Francesco.

(foto: alcuni momenti delle celebrazioni del 4 novembre a Venegono Superiore)

07112023

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