[wp_bannerize group="lungo central" random="1" limit="1"]

VARESE / TRADATE – “Quando abbiamo detto che la nostra Asst intendeva porsi come un ente promotore di civiltà, tanto da farne la sintesi massima della nostra mission, avevamo in mente anche il progetto CurArti, sviluppato dalla Fondazione Il Circolo della Bontà in stretta collaborazione con Asst Sette laghi”. Inizia così una nota dell’azienda ospedaliera di Varese e Tradate, in relazione ad un progetto che si è concretizzato all’ospedale di Circolo varesino.

“E non poteva che essere così: la civiltà si sviluppa nei punti di intersezione, negli incontri, in questo caso tra la nostra Azienda sanitaria pubblica, la Fondazione benefica Il Circolo della bontà e un artista giovane ma già ben consapevole del significato della propria opera, particolarmente sensibile ai temi della salute almeno quanto legato al proprio territorio di origine: Andrea Ravo Mattoni. Ed eccoci giunti al grande giorno, culmine di un percorso iniziato nel 2019, fermato dal Covid ma che del Covid ha deciso di farsi beffe: l’altra mattina, a partire dalle 8.30, la bomboletta spray di Ravo ha iniziato a trasformare la parete grigia della torre di raffreddamento antistante l’ingresso dell’ospedale di Circolo di via Guicciardini nella straordinaria combinazione di linee e colori, luci e ombre del San Sebastiano curato da Irene di George De La Tour. Un’opera secentesca di uno dei più noti e raffinati pittori caravaggeschi che esprime, in una scena, tutta la delicatezza, l’attenzione, la precisione, l’umanità insita nell’atto del prendersi cura. Un omaggio – rimarcano alla Asst – a chi, tutti i giorni, quel gesto lo compie nell’esercizio della sua professione, con la stessa amorevole dedizione che si legge nel volto luminoso di Irene. Amorevole dedizione che poi è il vero centro dell’opera, il soggetto della rappresentazione: non San Sebastiano, non Irene, ma l’atto di cura, una delle massime espressioni del concetto stesso di civiltà”.

Ma la portata del progetto Curarti non si esaurisce in questo omaggio artistico al personale dell’Asst dei Sette laghi, che negli ultimi mesi ha dato una delle prove più grandi del proprio livello di professionalità e dedizione. L’opera di Ravo, infatti, che segna l’avvio di un percorso, si carica di un significato ulteriore proprio per il contesto in cui si colloca. Portare l’arte all’interno dell’Ospedale è innanzitutto un modo per mettere in evidenza lo stretto rapporto che intercorre tra la cultura e la sanità, dove la seconda è un’espressione, una delle più alte, della prima. Ed è ancora più evidente questo messaggio se si considera che l’artista, Ravo appunto, si è contraddistinto proprio per la missione che lo guida: portare la grande arte fuori dai musei, a contatto con la gente e la vita quotidiana, in un processo di di-vulgazione che ricorda, con un paragone un po’ azzardato ma ispirato dalla ricorrenza in corso, lo sforzo dantesco nel tradurre la poesia aulica in un linguaggio definito – non per niente – volgare.

L’opera di Ravo si sviluppa in un punto di incontro tra l’arte, quella più nobile, quella custodita nei musei appunto, e una tecnica espressiva giovane, contemporanea, popolare, che si chiama Street Art ma che nemmeno è ancora pienamente riconosciuta nella sua valenza artistica. Ravo stesso preferisce definirsi come “il pittore con la bomboletta”, una definizione che non è assolutamente un ossimoro, ma l’affermazione di un connubio ben riuscito, come dimostra l’apprezzamento riscontrato dalle opere di Ravo a livello internazionale, che riesce ad amplificare la risonanza della bellezza di un’opera, facendone la gigantografia, certo, ma soprattutto portandola là dove c’è l’uomo: dove vive, ancor più dove soffre, dove è fragile, ma anche dove dà il meglio di sé prendendosi cura di chi ne ha bisogno. Ed ecco che portare l’incanto dell’opera di De La Tour nella piazza antistante l’ingresso dell’Ospedale, avvolgendo con essa un manufatto tecnico privo di qualsiasi velleità estetica, è anche un modo per ricordare che, alla fine, come ha scritto Dostoevskij, è la bellezza che salverà il mondo e che la cura del corpo non può prescindere da quella dell’anima.

(foto: Ravo e la sua opera)

24032021

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome