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GERENZANO – Si sono tenute anche a Gerenzano le celebrazioni del 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate, con la presenza e collaborazione dei carabinieri di Cislago, don Nando e don Paolo, monsignor Raimondi, il comando della polizia locale, la protezione civile comunale, volontari civici, majorettes e corpo musicale Santa Cecilia, e tutti i cittadini.

Questo il discorso del sindaco Stefania Castagnoli.

“Oggi, come ogni anno, rendiamo omaggio ai Caduti per la patria, a chi ha dato la vita per gli ideali di libertà. Ringrazio e saluto le autorità civili, militari, religiose, i rappresentanti dell’Arma, la Protezione civile, le Associazioni locali e tutti i cittadini qui presenti in questa giornata che ci porta a riflettere sulla fine della Prima guerra mondiale, quel tragico conflitto che ha stravolto intere generazioni e che ha lasciato una profonda cicatrice nel tessuto della nostra storia. Una guerra nata dalle tensioni tra le nazioni e dalle ambizioni di potere, che ha insegnato al mondo intero quanto possa essere devastante l’odio, le incomprensioni e l’assenza di dialogo e che ha causato la perdita di milioni di vite.

“Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento…. Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà…” Ho voluto iniziare il mio discorso con due strofe di una famosa canzone italiana che ci pone degli interrogativi purtroppo irrisolti e ancora attuali. Mentre onoriamo i nostri eroi del passato, non possiamo ignorare le guerre che insanguinano diverse parti del mondo. La guerra sembra essere sempre più di moda, i conflitti e le tensioni continuano ad aumentare invece che diminuire. Il 24 febbraio 2022 iniziava l’invasione dell’Ucraina: una lotta per la sovranità e l’identità nazionale che ha portato dolore e sofferenza a innumerevoli innocenti. Sono già passati quasi due anni e la situazione è ancora in fase di stallo. E’ proprio di questi giorni che la cosiddetta “Operazione Speciale” ha prodotto il pessimo risultato di aver portato alla morte 300.000 soldati russi. Il 7 ottobre 2023 è iniziata l’ennesima fase del decennale conflitto tra Israele e Palestina, dove le tensioni storiche e le aspirazioni di due popoli continuano a causare cicli di violenza. In sole 3 settimane la guerra ha già mietuto 10.000 vittime tra israeliani e palestinesi. E’ come se tutti gli abitanti di Gerenzano non ci fossero più in così poco tempo.

In queste due guerre abbiamo assistito ad atrocità incredibili: fosse comuni, plotoni di esecuzione, fucilazioni, rapimenti di bambini, stupri, decapitazioni, bombardamenti a tappeto su ospedali e civili. Pare proprio che la “belva” umana non è mai contenta del sangue e non riesce a vivere senza ammazzare il proprio fratello o la propria sorella.

Ma che lezione possiamo trarre dal confronto tra la Grande Guerra e queste attuali contese? Prima di tutto, l’importanza del dialogo. La storia ci insegna che i conflitti, quando non affrontati con la volontà di ascolto e comprensione, possono degenerare in tragedie di proporzioni inimmaginabili.

Inoltre, ci ricorda che la pace non è solo assenza di guerra, ma un impegno costante per la giustizia, il rispetto e la collaborazione tra nazioni e popoli. Dobbiamo lavorare insieme per costruire ponti, non barriere, e per garantire che le future generazioni crescano in un mondo di solidarietà e non di divisione. Come comunità globale, per evitare di ripetere gli errori del passato, dobbiamo percorrere la via della diplomazia, del dialogo e del riconoscimento reciproco. Dobbiamo sforzarci di comprendere le prospettive degli altri, anche quando non siamo d’accordo, e cercare soluzioni che portino a una coesistenza pacifica.

La Prima Guerra Mondiale ci ha mostrato cosa accade quando la diplomazia fallisce. Oggi, con gli strumenti e la consapevolezza di cui disponiamo, abbiamo la responsabilità di fare tutto il possibile per evitare che la storia si ripeta.

Nella giornata odierna, celebrando il Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ricordiamo i caduti di tutte le guerre, in particolare quelli della prima guerra mondiale.

Sono passati esattamente 105 anni dall’armistizio di Villa Giusti che sanciva la fine del conflitto per l’Italia e per il popolo italiano.

Oggi i fanti non ci sono più, la memoria diretta di chi ha vissuto quegli anni tragici si è spenta per sempre. Ora è affidata a noi. Sta a noi, figli, nipoti, pronipoti recuperare e imparare le loro storie per evitare che le barbarie che ho elencato prima almeno da noi non si ripetano più.

Solo con la conoscenza e l’approfondimento possiamo crearci una corazza di umanità che ci induca, anche nelle situazioni di estrema difficoltà, a usare il dialogo e non la forza; a perseguire sempre la Pace e non la guerra.

Ricordiamoci sempre che con la guerra tutto è perduto, con la Pace nulla è perduto.

Il messaggio forte e chiaro giunge a noi dalla nostra Costituzione Italiana all’articolo 11 che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ripudiare la guerra vuol dire vincere l’egoismo umano, sempre pronto a dichiarare nuovi conflitti per smania di potenza, vuol dire combattere l’ignoranza, il disimpegno civico e tutte quelle situazioni che rischiano di provocare ingiustizie, distorsioni, diseguaglianze.

Non è un caso che la celebrazione delle Forze Armate coincida con quella dell’Unità nazionale. Una nazione unita, inclusiva e solidale, forte in tutte le sue articolazioni e componenti, non lascia nessuno indietro. Il 4 Novembre ha sancito la cultura della pace, e con essa il diritto-dovere di difenderla. A ciò sono chiamate le nostre Forze Armate, che in nome della Costituzione oggi festeggiamo e a cui rendiamo omaggio per l’impegno quotidiano.

Sono proprio loro, che in particolare con le missioni all’estero degli ultimi decenni, si sono affermate con specifiche peculiarità, insegnando al nostro Paese a mettere da parte ciò che divide per favorire un nuovo spirito unitario. E riprendendo le parole del messaggio che ieri il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Ministro della Difesa, Guido Crosetto: “L’Esercito Italiano, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza sorreggono la salvaguardia delle nostre libere istituzioni e la vocazione dell’Italia a vivere in pace, offrendo una risposta di concordia e affidabilità nella difesa dei diritti di ogni cittadino.

Ai rappresentanti delle Forze Armate oggi presenti, alla nostra Polizia Locale, ai Carabinieri dei Comandi di Cislago e di Saronno esprimiamo la gratitudine istituzionale e di tutti i cittadini, per l’impegno al servizio del paese e della nostra comunità. Vi auguro di essere sempre più fedeli alle ragioni che ispirano la vostra azione e che ci rendono fieri di voi.

Ringrazio anche, a nome di tutta la comunità, tutti gli attori che rendono sicuro il nostro territorio, come i Vigili del Fuoco, gli operatori dei servizi di soccorso, la Protezione Civile di Gerenzano e i volontari delle associazioni impegnati, a vario titolo, per soddisfare le esigenze della cittadinanza, e che hanno dato prova del loro impegno straordinario e del loro sacrificio per tutelare la nostra sicurezza e la nostra incolumità in occasione dei due eventi climatici estremi che hanno colpito Gerenzano.

Sicuramente, mentre ci raduniamo in questa cerimonia, i nostri pensieri sono divisi tra le lezioni del passato e le sfide del presente. Pochi mesi fa, la nostra comunità ha subito due grandinate di proporzioni storiche, un fenomeno che ha colpito la nostra terra, le nostre abitazioni e aziende, interrompendo la nostra quotidiana serenità.

A prima vista, potrebbe sembrare che la guerra e la grandinata non abbiano nulla in comune, ma in realtà, entrambi sono simboli potenti delle sfide che ci troviamo ad affrontare e ci ricordano quanto siamo vulnerabili di fronte a forze che spesso sfuggono al nostro controllo.

C’è infatti un filo conduttore: la necessità di anticipare, comprendere e agire. La Prima Guerra Mondiale ci ha mostrato le catastrofiche conseguenze di non affrontare le tensioni quando emergono. Le condizioni climatiche estreme, come la grandinata che abbiamo vissuto, sono un campanello d’allarme che ci ricorda quanto sia urgente prendere provvedimenti per proteggere il nostro pianeta. Queste manifestazioni del clima sono le “trincee” del nostro tempo, fronti visibili di una guerra silenziosa contro l’ambiente.

Se la guerra ci ha insegnato l’importanza del dialogo, della comprensione e della prevenzione dei conflitti, la crisi climatica ci richiede di imparare rapidamente l’importanza del rispetto per la nostra Terra, di adottare stili di vita sostenibili e di innovare per un futuro più verde.

Ma c’è una lezione ancora più importante che possiamo trarre da entrambi questi eventi: la capacità di resilienza e unità di una comunità. Proprio come la società si è riunita per ricostruire dopo la guerra, così noi, come comunità, ci stiamo unendo per affrontare e superare le sfide portate dalla recente tempesta.

Ogni difficoltà, sia essa causata dall’uomo o dalla natura, può diventare un’opportunità per mostrare la forza del nostro spirito e l’importanza della solidarietà. In questo giorno di commemorazione, onoriamo non solo coloro che hanno lottato e sacrificato per la pace, ma anche lo spirito indomito del nostro paese che, di fronte alle avversità, risorge sempre più forte e unito.

La storia ci insegna che, uniti, possiamo superare ogni ostacolo e costruire un futuro migliore per le generazioni future.

Mi avvio alla conclusione, ringraziando tutti voi cittadini, le autorità civili, militari e religiose e i rappresentanti delle Associazioni, che impreziosiscono la nostra comunità, per la sentita partecipazione a questa commemorazione.

Viva l’Italia unita, democratica e le sue forze armate, strumento di pacificazione!

Grazie.”

Il sindaco

Stefania Castagnoli

06112023

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